Cronache dalla polvere // Mosaic novel

Giovedì 20 febbraio – Presentazione di “Cronache dalla polvere” @ il circolo La Mesa, Via L. Da Vinci  50, Montecchio Maggiore (VI)

Cronache dalla polvere è un mosaic novel corale, scritto e illustrato dal collettivo di scrittrici e scrittori Zoya Barontini, editato da Bompiani nel 2019.
Saranno con noi a presentare il loro lavoro, il curatore del progetto Jadel Andreetto e l’illustratore Alberto Merlin.
Cronache dalla Polvere racconta una pagina di storia dell’Italia a lungo dimenticata e taciuta: l’avventura coloniale in Abissinia, l’orrore della guerra e delle ideologie di superiorità razziale.
La storia brutale del “ritorno dell’impero” e della “pace romana” rivive negli occhi e nei racconti dei suoi protagonisti: soldati italiani, guerriglieri etiopi e alcune misteriose presenze; fantasmi.
Il paesaggio africano del secolo scorso rivive con una vena fantastica grazie al racconto corale del collettivo di scrittrici, scrittori e illustratori in tutta la sua spettacolare intensità e drammaticità.

 

Migrazioni internazionali e Razzismo di Stato

Di seguito pubblichiamo e invitiamo a diffondere un’interessante iniziativa che si svolgerà a Vicenza, presso Porto Burci, venerdì 4 ottobre dalle ore 20.30.

Incontro con Pietro Basso, Professore di Sociologia generale presso l’Università di Venezia.

E se i migranti che sbarcano in Italia scappassero dalle calate predatorie del grande capitale europeo e occidentale? A chi spetterebbe dire “stop” invasione? Ragioniamo insieme sulle cause di fondo delle migrazioni internazionali e sul Razzismo di Stato.

A partire da due importanti questioni, ragioniamo insieme sulle cause delle migrazioni internazionali e sul Razzismo di Stato.Pietro Basso individua 7 principali cause all’origine dell’attuale fenomeno migratorio:

– colonialismo storico
– debito con i paesi esteri
– trasformazione capitalista dell’agricoltura
– guerre e conflitti interni
– disastri ecologici
– bisogno inesauribile di forza lavoro immigrata
– crescita di bisogni e aspettative

L’analisi di quelle che sono le reali motivazioni, alla base della più recente ondata migratoria, permette di fare dei ragionamenti sulle politiche economiche del grande capitale globale e di quelle che sono le sue mosse per generare continua accumulazione di profitto (alias uscire dalla crisi che ciclicamente attanaglia il capitalismo). In una fase di rilancio neo-coloniale, gli imperialisti europei e
occidentali stanno concentrando nel continente africano una buona fetta dei loro investimenti.
Da un lato, l’aggressione neo-coloniale all’Africa avviene con una vera e propria invasione economica di aziende e multinazionali (anche storiche vedi ENI per l’Italia) che saccheggiano le materie prime locali, inquinano l’ambiente, sfruttano e impoveriscono le popolazioni. Dall’altro lato, l’aggressione è quella perpetrata manu militari attraverso missioni spacciate per “umanitarie”, ma in realtà strumentali al mantenimento della stabilità, del controllo dell’ordine pubblico e della pace sociale nella polveriera africana. In questo contesto, si inserisce la guerra ai migranti che lo Stato, massimo difensore degli interessi delle borghesie nazionali, sgancia contro chi scappa dalla miseria provocata dalle stesse istanze del capitalismo globalizzato. Il Razzismo di Stato, per dare continuità alle sue manovre, si esprime attraverso leggi come gli ultimi pacchetti sicurezza, improntati a rendere sempre più difficile e impossibile lo spostamento delle persone da un paese all’altro, volti a criminalizzare, punire e dividere gli strati deboli della società e coloro che provano a ribellarsi. Salvo poi non disprezzare la manodopera immigrata disposta a prestare la propria forza lavoro in cambio di salari da fame, in stato di perenne ricatto e sottomessi a condizioni da caporalato. In anni in cui tendenze ultra-nazionaliste si sono propagate sia sul piano teorico che su quello pratico squadrista e violento, fissare chiaramente alcuni concetti di fondo, per rispondere coerentemente agli attacchi dei padroni, risulta un primo approccio per mettere in discussione l’ideologia razzista dominante.

I confini della “Sicurezza”: i morti nel Mediterraneo e i profitti dei padroni nostrani

Il 9, 10, 15 e 16 maggio, tra Vicenza e provincia, avrà luogo l’International Security Forum, manifestazione al cui centro sta il tema della sicurezza oltre i confini nazionali.

Quest’anno il titolo dato al festival è: “Mare Nostrum? Il difficile confine dell’Europa: sfide ed opportunità”.

Proviamo a passare in rassegna i contenuti che verranno affrontati e quindi le logiche che stanno alla base di quest’iniziativa.

L’intento appare sempre lo stesso e si ripete in ogni edizione: esaminare le evoluzioni e gli assetti dello scacchiere geopolitico internazionale da un punto di vista privilegiato, ovvero quello della borghesia imperialista locale, ponendo enfasi sugli equilibri e le crisi dell’area mediterranea.

In particolare, l’edizione 2019 tratterà temi quali le migrazioni, lo stato dei conflitti regionali nel Mediterraneo e le sfide poste dal nuovo quadro economico globale, a partire dal leitmotiv della sicurezza.

Così nel seminario dedicato ai flussi migratori, si parlerà di sicurezza intesa come contrasto alla tratta di esseri umani ed all’immigrazione clandestina, oltre che di Libia.

Nel seminario sui conflitti regionali, invece, si porrà l’attenzione sul ruolo regionale delle potenze ostili alla NATO come l’Iran e sui futuri progetti di Politica Estera e Sicurezza Comune dell’Unione Europea.

Nella giornata rivolta ai nuovi assetti economici globali, invece, sarà la sicurezza delle scelte economiche strategiche ad essere presa in considerazione a partire dall’esame dei possibili scenari che si profilano con l’ingresso dei paesi balcanici nell’UE e nella NATO, piuttosto che dalla sempre maggiore influenza della Cina a livello internazionale col progetto della “Via della seta”.

Di fronte a una simile analisi, si può ben capire come il Forum sia tutt’altro che un semplice seminario di approfondimento sui recenti sviluppi dell’area mediterranea. Al contrario, l’esame delle tendenze regionali viene compiuto a partire dalla posizione che l’Italia ricopre in qualità di potenza membro dell’UE e della NATO e dalle opportunità che il ricco Nord-Est può e deve cogliere in questa partita per il potere nel Mediterraneo in virtù del suo ruolo trainante all’interno del sistema economico italiano.

Si capisce allora come “Sicurezza” sia un termine col quale si indica il ruolo egemonico dell’occidente nel Mediterraneo e le minacce che rischiano di insidiarlo.

In questo modo nel corso del forum non si fa altro che rilanciare una narrazione neo-coloniale che legittima le politiche imperialiste dell’occidente e che maschera dietro parole come “missione di pace”, “diritti umani”, “lotta al terrorismo”, la realtà della guerra perpetua che da decenni sconvolge i paesi del continente africano e del medio oriente.

Un altro elemento aiuta a chiarire cosa si nasconde dietro al Forum sulla Sicurezza Internazionale.

L’evento è organizzato dalla vicentina Associazione 11 settembre, tra cui spiccano affermati professionisti, dirigenti dell’azienda sanitaria berica e delle associazioni di categoria provinciali e regionali, ma anche militari e graduati che hanno fatto carriera nelle strutture di polizia internazionali presenti in città come il Coespu, la Nato SP COE e la Eurogendfor. L’associazione rappresenta in questo senso, un vero e proprio trait d’union tra gli interessi del padronato autoctono e le gerarchie militari presenti sul territorio.

Non solo, anche quest’anno l’Associazione 11 settembre si è resa artefice della propaganda guerrafondaia all’interno delle scuole vicentine. Attraverso un master sostenuto dalla regione Veneto dal nome evocativo “Valore sicurezza”, alcune classi di studenti degli istituiti Liceo Scientifico Paolo Lioy, dell’ITE Guido Piovene, dell’IIS Silvio Ceccato e dell’Istituto Umberto Masotto IIS, si sono ritrovate in cattedra militari e graduati delle forze armate. La tematica con cui gli studenti si sono confrontati nel corso del master di quest’anno è la “Geopolitica del Mediterraneo allargato” da cui hanno tratto alcune tesine che saranno presentate nel corso del forum.

Collocato in un quadro d’insieme, il tema della “Sicurezza” mostra di essere centrale per politici, governanti, organi istituzionali e padronali. In questi anni, il termine “Sicurezza” è stato posto al centro del dibattito pubblico; sbandierato come la ricetta insostituibile per far fronte ai problemi sociali generati dalla crisi economica piuttosto che esaltato come elemento imprescindibile, alla base delle politiche internazionali promosse dagli ultimi governi.

L’ossessione securitaria è penetrata rapidamente nelle vite di noi tutti a suon di decreti ministeriali e misure eccezionali emesse di volta in volta per fronteggiare l’emergenza del momento, creata ad hoc a seconda delle esigenze di politici e padroni. Questo stato di emergenza permanente ha spianato la strada all’attuale excalation repressiva generalizzata.

In nome della “Sicurezza” nazionale vengono difesi i confini, chiusi i porti, controllati, gestiti e repressi i migranti che cercano di raggiungere i paesi della “ricca” Europa; vengono costruiti lager di Stato per chi non ha documenti ed emanate leggi volte a punire e isolare gli ultimi della società.

Allo stesso modo si criminalizzano e reprimono le forme più avanzate di conflittualità sociale andando a colpire i settori più consapevoli e combattivi delle classi popolari.

Eventi come l’International Security Forum hanno lo scopo di rilanciare quella retorica securitaria con la quale si veicolano le mire e gli interessi delle classi dominanti occidentali, spacciandoli per gli interessi di tutta la società.

Smascherare i gangli della propaganda bellicista, in questa fase di rilancio neo-coloniale e di attacco alle condizioni di vita delle classi popolari, denunciare gli eventi in cui si coagulano gli interessi di padroni e militari è solamente un piccolo passo intrapreso nel percorso contro la guerra ed il militarismo a Vicenza. Un percorso che non promettiamo breve.

Antimiltarist*

Maggio 2019

 

 

 

 

 

 

SULLO STATO DI POLIZIA – riflessioni dopo i fatti del 26 aprile

RICEVIAMO E DIFFONDIAMO:

SULLO STATO DI POLIZIA

riflessioni dopo i fatti del 26 aprile

 

In questi tempi di una cosa siamo certi: l’aria si è fatta pesante.

Chiusura dei porti, soppressione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sentimenti di odio verso chi emigra alla ricerca di una vita dignitosa, leggi sulla legittima difesa che di fatto sono solo un pretesto per estendere l’utilizzo delle armi, aggressioni a danno delle persone migranti, razzismo di Stato, avanzamento della destra neofascista, decreti che cancellano le conquiste delle donne, tagli alla sicurezza dei lavoratori da un lato e finanziamenti al controllo sociale e alla guerra dall’altro. Vediamo come le politiche del governo giallo-verde si pongano perfettamente in linea con quelle dei governi precedenti, prendendo semmai pieghe sempre più reazionarie e antipopolari. Altro che governo del cambiamento! La tendenza che si registra è un peggioramento delle condizioni di vita delle persone migranti, degli sfruttati, di chi si oppone a questo sistema marcio e di tutti gli indesiderati che vivono un’esistenza ai margini.

Di fronte ad un mondo che si polarizza sempre di più (da un lato chi opprime e dall’altro chi questa oppressione la paga sulla propria pelle), la rabbia rischia di esplodere in ogni momento. Chi governa quindi si attrezza per creare un vero e proprio Stato di polizia, al fine di sorvegliare e punire chiunque metta in discussione le sue basi di appoggio. Tutto questo ci viene confermato dagli sgomberi degli spazi occupati (come a Torino e Padova), dalla militarizzazione delle città, da spazi urbani sempre più videosorvegliati e controllati, dagli arresti di compagni e compagne che partecipano attivamente alle lotte (nel caso di Trento, Torino e Vicenza), dai provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori (come per l’insegnante antifascista di Padova) e, nel caso della nostra cittadina di provincia, da denunce per uno sputo, partito in concomitanza con il passaggio di un’assessora regionale fascista.

 

Quello che ci sentiamo di dire è che in tempi dove sembrano prevalere le tenebre, è più che mai necessario fare una scelta partigiana, assumendosene il rischio. Ciascuno come può e come vuole. E’ necessario ritrovare quell’antica unione e complicità fra sfruttati che aiuta a sconfiggere la paura per meglio contrattaccare.

In tempi dove il Fascismo viene sdoganato dobbiamo scegliere da che parte stare.

Noi abbiamo già scelto.

 

DALLA PARTE DI CHI LOTTA E RESISTE! CONTRO SFRUTTAMENTO, FASCIO-LEGHISMO E STATO DI POLIZIA!

 

COMPLICI E SOLIDALI CON FRA, STE, LOLLO E DISHA! CON I COMPAGNI E LE COMPAGNE DELL’OPERAZIONE RENATA E SCINTILLA! E CON CHI VIENE COLPIT* DALLA REPRESSIONE

 

 

alcun* antifasciste/i