Monte Calvarina: da storica base NATO a scuola di “sicurezza” 4.0?

Fino agli anni Novanta la base NATO sul Monte Calvarina a Roncà (VR) ospitava il Gruppo Intercettori Teleguidati, dotato di missili in grado di portare testate nucleari. Dal maggio di quest’anno (2021) la Calvarina ha riaperto i battenti per ospitare un centro d’addestramento rivolto ai “professionisti della sicurezza”. 

Security and Freedom for Europe

Il progetto pilota è di 10 mesi, ma già si parla di un affidamento più duraturo.

A prendere in mano la struttura, col plauso del Comune, è una onlus: SAFE, acronimo di “Security and Freedom for Europe”. Si tratta di un’associazione che opera tra pubblico e privato, attraverso fondi europei e collaborazioni con università, aziende e ministeri. Il suo campo di interesse è quello della “sicurezza”, declinata in vari modi, della guerra o, come vuole il politicamente corretto, della “difesa”.

Cos’è SAFE?

Breve storia sommaria

Guardando al passato, presente e futuro di Safe si trovano informazioni che parlano da sé.

  • Un progetto con fondi per tre milioni di euro in Libia per “permettere alle istituzioni libiche di operare e svolgere le proprie funzioni in modo sensibile ai conflitti e in osservanza dei diritti umani, riducendo così il rischio politico, finanziario, di sicurezza e di reputazione attraverso attività di monitoraggio e di sviluppo di competenze”.
  • Un progetto di network tra polizie europee e di “paesi partner” per l’utilizzo dei droni, “tramite l’incentivazione di scambi d’informazioni, buone pratiche e modus operandi tra agenzie di polizia, attori del settore privato, piccole e medie imprese, autorità di regolamentazione, università e centri di ricerca”.
  • Il progetto Officine D’InNOvazione (ODINO, nome del dio nordico della guerra) che organizza a Verona e a Soave corsi “sia in ambito robotico/industriale che viti-vinicolo”. Oggi corsi per la potatura di vitigni biodinamici, domani chissà (proviamo a ipotizzare: droni e altre tecnologie duali?).

Fra i patner di Safe ci sono attori importati dell’apparato militare-industriale italiano ed europeo, nonché della ricerca con esso connivente: Arma dei Carabinieri, Istituto Affari Internazionaii, Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa, Università Tor Vergata di Roma, ecc.

Hostile Environment Awareness Training

La sessione di addestramento Heat iniziata a luglio (2021), nell’area dell’ex base sul Monte Calvarina, non è tanto rivolta a militari – comunque presenti – quanto a quel personale civile che si trova ad agire a stretto contatto coi militari in teatri di guerra.

Come scritto dal giornale L’Arena, in “uno scenario critico, infatti, non ci finisci solo se indossi una divisa e fai parte di un’operazione di peace-keeping ma anche se porti avanti una missione umanitaria, se per mestiere devi documentare entrambi, se sei un professionista di una multinazionale determinata a radicarsi anche in quella realtà”.

E di multinazionali che operano in zone di guerra ce ne sono, a cominciare dall’italiana ENI, le cui mire sull’uranio in Niger hanno fatto si che adesso in quel paese apra la prima base militare italiana nell’Africa occidentale.

Le attività di Safe sono un riassunto esplicativo dell’intreccio tra innovazione tecnologica, guerre per il controllo delle risorse all’estero e controllo poliziesco-militare all’interno degli stati.

Per far funzionare questo complesso groviglio serve del personale qualificato. 

E questo personale da qualche parte va formato.

Nelle intenzioni di Safe si dovrebbe formare proprio a Roncà.

L’ex base, abbandonata e caduta in declino dopo la “gloria” della guerra fredda, torna a “nuova” vita e si ripropone in chiave 4.0. 

Questo vecchio avamposto militare potrebbe tornare a svolgere  una funzione strategica nel territorio già iper-militarizzato del Veneto e non c’è da escludere che possa conquistare un primato nazionale, essendo l’unica struttura del genere in Italia.

La scelta di Roncà, infatti, potrebbe esser spiegata non solamente con la facilitazione di una struttura ad uso militare pre-esistente, ma anche con l’essere a metà tra Verona, sede del Comfoter (Comando delle Forze Operative Terrestri di Supporto dell’Esercito Italiano) e di varie strutture NATO, e Vicenza, sede della Gendarmeria Europea (Eurogendfor), che collabora con Safe per il corso Heat.

Proprio da Verona dalla caserma “Duca d’Aosta” – divenuta nel frattempo anche centro vaccinale – partono gli alpini-paracadutisti per la missione italiana in Malì “Takuba”, mentre a Vicenza sta avvenendo un allargamento cosiddetto “Villaggio della Pace”, cioè le residenze dei militari statunitensi di stanza in città.

La base più bella d’Italia:

Se nel Dopoguerra la minaccia atomica partiva anche da Roncà, adesso nell’epoca delle “guerre umanitarie”, delle “missioni di pace” e dell’emergenza permanente, gestita da un generale reduce dei teatri mediorientali, da Roncà potrebbero partire gli specialisti per questo tipo di interventi, che hanno dietro le stesse motivazioni di sempre: dominio sulle terre, sulle risorse e sulle popolazioni.

Per la sua posizione e il panorama la Calvarina era stata definita “la base più bella d’Italia”.

Chi si rende conto di cosa sta dietro a ogni centro militare converrà che la base più bella è quella chiusa e abbandonata.

Smascheriamo le attività dell’associazionismo paramilitare.

Non lasciamo che la guerra metta ulteriori basi nei territori dove abitiamo!

(Estate 2021)