LA GUERRA PARTE DA QUI! Bollettino di febbraio: Cosa succede in città e nel mondo

Lo scacchiere globale: si alza la tensione in Medio-Oriente

Il nuovo decennio si è aperto all’insegna della guerra tra potenze globali con l’omicidio del generale iraniano Souleimani da parte degli USA. La notizia è stata seguita con concitazione in tutto il mondo mentre pareva prepararsi l’ennesimo sanguinoso conflitto in Medio Oriente. Ma se non si è giunti ad una vera e propria escalation non è certo calata la tensione tra USA ed Iran e le potenze che sostengono le due opposte fazioni. Infatti, a seguito di una prima ritorsione iraniana quasi simbolica, con il bombardamento di alcune basi americane in Iraq, il 27 gennaio è stato abbattuto un jet CIA dai Talebani sopra una regione dell’Afghanistan ancora nelle mani dei guerriglieri. Nello schianto avrebbero perso la vita diversi alti funzionari del contro-spionaggio e dell’intelligence americana tra cui il famigerato Mike D’Andrea, il responsabile delle operazioni che avrebbero portato all’uccisione di Souleimani. Non è noto come sia stato possibile per i talebani abbattere la base mobile della CIA con le scarse tecnologie in loro possesso e c’è a chi pensa ad un intervento dei pasdaran iraniani o addirittura della Russia. Nonostante questo, in Afghanistan starebbero ormai giungendo al termine i negoziati tra USA e Talebani, con i quali si attende la firma di una tregua ufficiale a Dhoa, in Qatar, entro febbraio, cui dovrebbe seguire la smobilitazione graduale da parte delle forze alleate ivi impegnate.

Invece, da inizio anno si sono già registrati due raid israeliani contro postazioni iraniane in Siria mentre la tensione tra forze siriane e turche aumenta attorno alla città di Idlib, dove si è fermata l’avanzata turca in seguito all’offensiva scatenata da Erdogan nell’ottobre dello scorso anno con l’operazione “Primavera di Pace”, contro il confederalismo curdo.

Infine, per tornare in Iraq, il 14 febbraio scorso l’ambasciata americana di Bagdad èstata bersagliata da lancio di missili che non hanno comunque causato vittime o danni.

L’Accordo del secolo per la Palestina

Di fronte alla crescente difficoltà degli USA nello scacchiere mediorientale, Trump sta cercando di rinsaldare le fila degli alleati nell’area. Il principale alleato USA in Medio-Oriente è da sempre Israele che in questo periodo sconta una certa instabilità politica; gli israeliani dovranno tornare alle urnea marzo 2020; è la terza volta in appena un anno. Per venire in contro all’amico Netanyahu, il 28 gennaio scorso Trump ha sottoposto all’attenzione di israeliani e palestinesi il suo “century deal” che, contrariamente agli accordi di Oslo, riconosce l’annessione ad Israele dei territori occupati dopo il 1967, inclusi molti insediamenti e la Valle del Giordano, riconosce Gerusalemme come capitale dello stato ebraico, mentre ai palestinesi promette lo stanziamento (non sia sa da parte di chi) di 50 miliardi di dollari in 10 anni ed il riconoscimento di uno staterello fantoccio in Cisgiordania dotato di polizia ma non di esercito, alla difesa dei confini ci penserà Israele. Una proposta inaccettabile per i palestinesi che dal 30 marzo 2018 (70° anniversario della Nakba, la “Catastrofe” del 1948, anno in cui sorgeva lo stato di Israele dando inizio all’esodo dei palestinesi) sono mobilitati nella “Marcia del ritorno”, con la quale rivendicano il proprio diritto a ritornare nelle terre occupate da Israele.Trump ha dato alle due parti sei settimane di tempo per presentare osservazioni ma ha anche fatto intendere che se i palestinesi si fossero ritirati dalle trattative avrebbe accettato qualsiasi risoluzione unilaterale da parte di Israele.

Cosa succede in città:

Caserma dei Carabinieri Chinotto di Vicenza

Presso la caserma dei carabinieri Chinotto, di Vicenza, hanno sede fin dal 2005 diverse agenzie di polizia internazionali: il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità dell’Arma dei Carabinieri (Coespu), il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità della NATO (NATO SP Coe), la Gendarmeria Europea (Eurogendfor). La funzione principale di queste agenzie è quella di intervenire nei teatri di crisi post-bellica per ricostituire l’ordine pubblico e contribuire alla normalizzazione del contesto di crisi. Una delle principali mission di queste agenzie è la formazione dei corpi militari e di polizia da impiegare nei diversi teatri di guerra.

Il 10 febbraio presso il Coespu è iniziato il decimo corso di addestramento “Train the Trainers” rivolto a 30 militari delle “Palestinian Security Forces” che conseguiranno il titolo di addestratori provvedendo a trasferire ai propri colleghi le competenze acquisite durante il corso, una volta tornati in Palestina. Il training rientra in un progetto chiamato “MIADIT” (Missione Addestrativa Italiana) attivo in Palestina dal 2014. Questa operazione ha sede a Jericho (Cisgiordania) dove i Carabinieri italiani sono presenti come di addestratori delle Forze di Sicurezza palestinesi. L’intento dichiarato è istruire militari in grado di promuovere la “stabilizzazione” della Palestina. La missione “MIADIT” punta ad affinare pratiche di repressione: addestramento al tiro, apprendimento di tecniche di polizia,  di investigazione, gestione dell’ordine pubblico e protezione dei beni culturali. Ad essere addestrate alla “Chinotto” sono le Forze di Sicurezza del Ministero dell’Interno della Palestina. Si tratta della polizia palestinese “collaborazionista” che opera in Cisgiordania con le forze di occupazione israeliane. Il rapporto di collaborazione israelo-palestinese per la sicurezza risale agli accordi di Oslo II (1995) nei quali le forze dell’ordine israeliane e palestinesi si impegnarono a cooperare al fine di prevenire l’insorgere “del terrorismo e della violenza”.Questi accordi “farsa” hanno contribuito a criminalizzare e reprimere la Resistenza palestinese contro gli occupanti sionisti.

Caserma Ederle, Vicenza

Dal 2008, su decisione del governo Berlusconi, Vicenza è divenuta sede dell’Africa Command (Africom). L’Africom è stato istituito nel 2007 da Bush con quartier generale a Stoccarda e costituisce il comando supremo USA per le truppe di mare e di terra rivolto all’Africa. A questo organo è affidata la responsabilità delle operazioni militari americane nel continente africano. Dalla fine del 2009 Vicenza ospita il comando Africom delle forze terrestri, mentre a Napoli è stanziato il comando di quelle navali.

Dal 17 al 28 febbraio si terrà l’esercitazione Africom: Flintlock 2020,tra Mauritania e Senegal, nell’Africa centro occidentale. Si tratta di un’esercitazione militare annuale, organizzata dal comando Africom per il contrasto alle organizzazioni terroristiche ed il pattugliamento dei confini transnazionali nel Sahel. Alle manovre militari prenderanno parte 1600 uomini provenienti da oltre 30 differenti paesi: Benin, Burkina Faso, Cameroon, Ciad, Capo Verde, Costa D’Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Togo; partecipano anche Austria, Belgio, Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Giappone, Paesi Bassi, NorvegiaPolonia, Portogallo, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti.

Un’esercitazione tutto sommato contenuta nei numeri ma non nella rappresentanza dei paesi partecipanti, che ben raffigura gli interessi internazionali nella regione. Infatti la presenza militare straniera nel Sahel è consistente ed è aumentata progressivamente negli ultimi anni. Nalla regione sono attive diverse missioni militari internazionali: la missione“Barkhane”dei francesi in Mali,iniziata il 1 agosto 2014, con contingente di 4500 uomini; la missione ONU “Minusma” dispiegata sempre in Mali fin dal 2013 con un contingente di 13000 uomini da 57 differenti paesi; la missione addestrativa europea “Eutm” rivolta alla formazione delle forze armate maliane e nigerine; la missione addestrativa italiana in Niger “Misin”, iniziata nel 2018.

La regione del Sahel è infatti ricchissima di materie prime e di metalli rari e preziosi, ma è anche flagellata da ricorrenti carestie dovute alla desertificazione, e da crisi sanitarie acuite dall’assenza pressoché totale dei governi locali in vaste regioni rurali. In questo contesto di povertà e miseria signori della guerra e capi tribali hanno tutta l’agibilità di cui abbisognano per imporre il loro dominio. Non è un caso che qui siano sorte negli ultimi anni numerose formazioni terroristiche di ispirazione jihadista tra cui “Al-Qaida nel Magreb islamico” e lo “Stato Islamico nel grande Sahara”. In un simile contesto di fragilità delle istituzioni locali, forti crisi umanitarie e sanguinosi conflitti, si prepara la prossima“guerra al terrorismo globale” che aprirà nuovi allettanti scenari per l’imperialismo occidentale e non solo, anche Russia e Cinasi stanno facendo largo nella competizione internazionale alla spartizione delle ricchezze d’Africa.

Nella lotta per la supremazia tra potenze globali, Vicenza e le strutture militari che si trovano in città hanno un ruolo di primo piano per la macchina bellica statunitense ed occidentale. Ciò che si muove in sordina, dietro le mura delle zone militari vicentine ha ripercussioni nei teatri di conflitto globali. Denunciare quanto accade in città è il nostro piccolo contributo per portare solidarietà ai popoli oppressi dall’imperialismo a stelle e strisce.

La guerra parte da qui. Blocchiamola!

 

Cronache dalla polvere // Mosaic novel

Giovedì 20 febbraio – Presentazione di “Cronache dalla polvere” @ il circolo La Mesa, Via L. Da Vinci  50, Montecchio Maggiore (VI)

Cronache dalla polvere è un mosaic novel corale, scritto e illustrato dal collettivo di scrittrici e scrittori Zoya Barontini, editato da Bompiani nel 2019.
Saranno con noi a presentare il loro lavoro, il curatore del progetto Jadel Andreetto e l’illustratore Alberto Merlin.
Cronache dalla Polvere racconta una pagina di storia dell’Italia a lungo dimenticata e taciuta: l’avventura coloniale in Abissinia, l’orrore della guerra e delle ideologie di superiorità razziale.
La storia brutale del “ritorno dell’impero” e della “pace romana” rivive negli occhi e nei racconti dei suoi protagonisti: soldati italiani, guerriglieri etiopi e alcune misteriose presenze; fantasmi.
Il paesaggio africano del secolo scorso rivive con una vena fantastica grazie al racconto corale del collettivo di scrittrici, scrittori e illustratori in tutta la sua spettacolare intensità e drammaticità.

 

LE INDUSTRIE DI ARMI DA GUERRA A HIT SHOW 020

La guerra parte da qui!

Fioccano su tutto il vicentino aziende che producono applicazioni destinate al settore militare. Un indotto che fattura ogni anno milioni di euro e vanta rapporti commerciali internazionali. Questa fitta rete di industrie va ben oltre i confini del Nord-est e riguarda tutte quelle fabbriche, da Nord a Sud della penisola, produttrici ed esportatrici di armi, munizioni, mezzi militari. Un giro di affari imponente e ramificato, che attraversa quotidianamente i principali poli commerciali del paese. Contro questo traffico di armi e mezzi di guerra si sono schierati i portuali genovesi. Nei mesi scorsi, il carico di armamenti di una nave diretta in Arabia Saudita, paese responsabile del massacro nello Yemen, è stato bloccato dalla mobilitazione dei lavoratori del porto. La protesta non si è esaurita al capoluogo ligure ed ha coinvolto varie città europee, che in questi giorni si trovano in stato d’allerta per gli arrivi previsti di nuove navi cariche di “morte”.

La guerra passa per Hit Show!

Tra le aziende protagoniste di Hit Show 2020 spiccano la Fiocchi Munizioni di Lecco e la Beretta, storica fabbrica d’armi di Brescia. Il caso della Fiocchi risulta emblematico, perché, oltre le apparenze, si scoprono fitti legami con il mondo della guerra. Anche se la narrazione ufficiale parla della Fiocchi come ditta leader nella fornitura di proiettili per caccia e tiro sportivo, il 70 % della sua produzione è a fini militari. Nel 2017, si è classificata al 5° posto tra le aziende esportatrici di armi con ricavi che si aggiravano attorno ai 180 milioni di euro, dopo due colossi come Leonardo e Finmeccanica. Nel catalogo militare Fiocchi 2020, si legge che la fabbrica fornisce 36 tra enti militari e polizie sparsi su 24 differenti paesi, mentre i prodotti venduti in tutto il mondo hanno certificazioni rilasciate dalla NATO. Oltre all’ambito della sicurezza pubblica, la fabbrica di Lecco è specializzata nella fornitura di proiettili rivolti alla difesa privata: principali acquirenti della Fiocchi sono gli U.S.A., che da 35 anni rappresentano il mercato più importante (nel solo 2017 ha inciso su più del 50% dei ricavi). E’ significativo il fatto che siano proprio gli States i maggiori fruitori del mercato “civile”: in un paese dove la detenzione e la commercializzazione di armi sono super-liberalizzate, non c’è da stupirsi che dilaghi la violenza con stragi ricorrenti e sparatorie nelle scuole, nei supermercati e nelle strade.

Sicurezza a mano armata

Il legame tra sicurezza pubblica e privata apre inevitabilmente a una riflessione sul binomio “civile e militare”, due aspetti che oggi sono sempre più intrecciati. Succede così che una manifestazione come H.I.T. Show rappresenti una pubblica vetrina per sdoganare le armi da fuoco come oggetti di consumo di massa, utili per praticare “sport”, piuttosto che per difendere il proprio cortile di casa in quest’epoca di paranoia securitaria. In questo modo, mentre assistiamo alla progressiva militarizzazione delle città e della nostra vita quotidiana, soggetta a sempre maggiori leggi, regolamenti, decreti liberticidi che disseminano le strade di zone rosse, telecamere, pattuglie di esercito e polizia, aumenta la richiesta di armi da parte di un vero e proprio esercito di gente comune insicura e disorientata dai cambiamenti dovuti a globalizzazione e crisi economica. Una situazione propizia per le lobbies di armieri che, ogni anno alla Fiera di Vicenza, reclamano maggiori spazi e tutele, corteggiati dai politicanti di turno a caccia di voti. È risaputo che proprio a HIT Show 2018 Salvini si sia impegnato con le associazioni di comparto per liberalizzare il mercato delle armi. Tant’è che nei successivi 14 mesi di governo giallo-verde sono state modificate la legge sulla detenzione di armi da fuoco e quella sulla legittima difesa, agevolando l’acquisto, la detenzione e l’utilizzo delle armi da parte dei privati.

La guerra comincia dal nostro cortile di casa e passa attraverso un evento come Hit Show. E’ qui che vengono spalancate le porte ad aziende del calibro di Fiocchi o Beretta, che con le loro armi fanno profitti sulla pelle dei popoli oltre che su quella degli animali. Rompere le trame oscure e le logiche che stanno alla base del mercato delle armi è un gesto necessario per combattere la guerra che si consuma lontano dai nostri occhi, ma anche quella stessa guerra che ogni giorno penetra sempre più nella cultura e nell’agire comuni, una guerra tra poveri che ha nella xenofobia e nel razzismo i suoi capisaldi e che pure produce miseria, assoggettamento e sfruttamento delle classi più deboli.

BOICOTTIAMO E SABOTIAMO LE FABBRICHE DI MORTE

 NO AL TRAFFICO DI ARMI – NO ALLA GUERRA – NO A HIT SHOW