LE INDUSTRIE DI ARMI DA GUERRA A HIT SHOW 020

La guerra parte da qui!

Fioccano su tutto il vicentino aziende che producono applicazioni destinate al settore militare. Un indotto che fattura ogni anno milioni di euro e vanta rapporti commerciali internazionali. Questa fitta rete di industrie va ben oltre i confini del Nord-est e riguarda tutte quelle fabbriche, da Nord a Sud della penisola, produttrici ed esportatrici di armi, munizioni, mezzi militari. Un giro di affari imponente e ramificato, che attraversa quotidianamente i principali poli commerciali del paese. Contro questo traffico di armi e mezzi di guerra si sono schierati i portuali genovesi. Nei mesi scorsi, il carico di armamenti di una nave diretta in Arabia Saudita, paese responsabile del massacro nello Yemen, è stato bloccato dalla mobilitazione dei lavoratori del porto. La protesta non si è esaurita al capoluogo ligure ed ha coinvolto varie città europee, che in questi giorni si trovano in stato d’allerta per gli arrivi previsti di nuove navi cariche di “morte”.

La guerra passa per Hit Show!

Tra le aziende protagoniste di Hit Show 2020 spiccano la Fiocchi Munizioni di Lecco e la Beretta, storica fabbrica d’armi di Brescia. Il caso della Fiocchi risulta emblematico, perché, oltre le apparenze, si scoprono fitti legami con il mondo della guerra. Anche se la narrazione ufficiale parla della Fiocchi come ditta leader nella fornitura di proiettili per caccia e tiro sportivo, il 70 % della sua produzione è a fini militari. Nel 2017, si è classificata al 5° posto tra le aziende esportatrici di armi con ricavi che si aggiravano attorno ai 180 milioni di euro, dopo due colossi come Leonardo e Finmeccanica. Nel catalogo militare Fiocchi 2020, si legge che la fabbrica fornisce 36 tra enti militari e polizie sparsi su 24 differenti paesi, mentre i prodotti venduti in tutto il mondo hanno certificazioni rilasciate dalla NATO. Oltre all’ambito della sicurezza pubblica, la fabbrica di Lecco è specializzata nella fornitura di proiettili rivolti alla difesa privata: principali acquirenti della Fiocchi sono gli U.S.A., che da 35 anni rappresentano il mercato più importante (nel solo 2017 ha inciso su più del 50% dei ricavi). E’ significativo il fatto che siano proprio gli States i maggiori fruitori del mercato “civile”: in un paese dove la detenzione e la commercializzazione di armi sono super-liberalizzate, non c’è da stupirsi che dilaghi la violenza con stragi ricorrenti e sparatorie nelle scuole, nei supermercati e nelle strade.

Sicurezza a mano armata

Il legame tra sicurezza pubblica e privata apre inevitabilmente a una riflessione sul binomio “civile e militare”, due aspetti che oggi sono sempre più intrecciati. Succede così che una manifestazione come H.I.T. Show rappresenti una pubblica vetrina per sdoganare le armi da fuoco come oggetti di consumo di massa, utili per praticare “sport”, piuttosto che per difendere il proprio cortile di casa in quest’epoca di paranoia securitaria. In questo modo, mentre assistiamo alla progressiva militarizzazione delle città e della nostra vita quotidiana, soggetta a sempre maggiori leggi, regolamenti, decreti liberticidi che disseminano le strade di zone rosse, telecamere, pattuglie di esercito e polizia, aumenta la richiesta di armi da parte di un vero e proprio esercito di gente comune insicura e disorientata dai cambiamenti dovuti a globalizzazione e crisi economica. Una situazione propizia per le lobbies di armieri che, ogni anno alla Fiera di Vicenza, reclamano maggiori spazi e tutele, corteggiati dai politicanti di turno a caccia di voti. È risaputo che proprio a HIT Show 2018 Salvini si sia impegnato con le associazioni di comparto per liberalizzare il mercato delle armi. Tant’è che nei successivi 14 mesi di governo giallo-verde sono state modificate la legge sulla detenzione di armi da fuoco e quella sulla legittima difesa, agevolando l’acquisto, la detenzione e l’utilizzo delle armi da parte dei privati.

La guerra comincia dal nostro cortile di casa e passa attraverso un evento come Hit Show. E’ qui che vengono spalancate le porte ad aziende del calibro di Fiocchi o Beretta, che con le loro armi fanno profitti sulla pelle dei popoli oltre che su quella degli animali. Rompere le trame oscure e le logiche che stanno alla base del mercato delle armi è un gesto necessario per combattere la guerra che si consuma lontano dai nostri occhi, ma anche quella stessa guerra che ogni giorno penetra sempre più nella cultura e nell’agire comuni, una guerra tra poveri che ha nella xenofobia e nel razzismo i suoi capisaldi e che pure produce miseria, assoggettamento e sfruttamento delle classi più deboli.

BOICOTTIAMO E SABOTIAMO LE FABBRICHE DI MORTE

 NO AL TRAFFICO DI ARMI – NO ALLA GUERRA – NO A HIT SHOW