Sullo “stato di allerta”, sulla guerra che parte dal nostro cortile di casa

Venti di guerra soffiano impetuosi a seguito dell’attacco americano del 3 gennaio 2020 all’aeroporto di Bagdad in cui hanno perso la vita una decina di persone tra cui Qasem Soleimani (generale iraniano a capo delle forze speciali “Quds”) e Abu Mahdi Al-Muhandhis (leader delle milizie filo-iraniane in Iraq). In seguito a questo atto di guerra, Trump ha innescato il dispositivo di “reazione rapida” per far fronte alle ritorsioni iraniane. Lo stato di allerta sta coinvolgendo le principali basi a stelle e strisce sul territorio italiano. In questi giorni il traffico aereo militare che solca i cieli sopra le nostre teste parte principalmente da Vicenza ed Aviano, passando per Camp Darby a Pisa, fino alla base di Sigonella in Sicilia e agli insediamenti militari in Sardegna. Oltre alle truppe statunitensi sono stati allertati anche i contingenti italiani schierati in Libano, Iraq, Afghanistan e Corno d’Africa.

La sola città di Vicenza ospita 2 siti militari americani: Camp Ederle e l’areoporto Del Din. Nei giorni scorsi, sono stati trasferiti da queste strutture tra i 150 e i 700 militari appartenenti alla 173° Brigata aviotrasportata dell’esercito americano per raggiungere la vicina base di Aviano (PN) ed imbarcarsi per il Medio Oriente. La 173° brigata aviotrasportata è un’unità d’assalto, definita “punta di lancia” delle missioni U.s.a. in Medioriente e non solo, protagonista delle guerre imperialiste che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni di storia. La destinazione dei parà della Ederle sarà con tutta probabilità l’ambasciata statunitense a Beirut, in Libano.

L’escalation di questi giorni tra Usa ed Iran, si inserisce in un contesto complessivo di instabilità economica, sociale e politica nell’intera regione. Dall’ottobre dello scorso anno, in Iraq, Medioriente e Nord Africa, infuria la protesta di una generazione di giovani arabi senza prospettive. Poveri, emarginati, privati dei servizi basilari, in migliaia si sono riversati nelle strade per contestare la corruzione dilagante e richiedere soluzioni al caro-vita, contro autoritarismo e politiche neo-liberiste. Una rivolta che in poco tempo ha raggiunto livelli di violenza altissimi, soprattutto in Iraq, portando il paese sull’orlo di una nuova guerra civile. Sono centinaia i manifestanti assassinati dalla polizia irachena affiancata dalle milizie filo-iraniane schierate con Theran, a sostegno del premier iracheno Adel Abdul Mahdi.

Il malcontento generalizzato si è riversato anche contro l’imperialismo occidentale: in particolare l’Iraq vive lo stato di occupazione militare dal 2003, anno in cui è stato invaso con la missione internazionale a guida U.s.a., alla quale l’Italia partecipa con un contingente di 900 soldati. Per reagire ai ripetuti attacchi rivolti alle truppe d’occupazione yankee, Trump ha autorizzato l’assassinio di Soleimani e della sua squadra, alzando la tensione con Teheran e nell’intera regione. L’Iran figura nel novero dei cosiddetti “stati canaglia”, invisi a Washington ed ai suoi alleati, Arabia Saudita ed Israele in primis. Assieme ad Iraq e Siria infatti, l’Iran è tra quelle nazioni islamiche di ispirazione sciita non allineate alle politiche economiche ed ai disegni di dominio occidentali nei “Balcani Euroasiatici”.

Di fronte al paventarsi di un nuovo conflitto, l’Italia si trova in prima linea con 113 basi militari americane sparse nel proprio territorio dotate delle più sofisticate e potenti tecnologie di morte, dagli ordigni atomici di Aviano e Ghedi, ai droni killer di Sigonella.

Lottare contro la guerra che viene oggi, in Medio Oriente, significa lottare contro l’occupazione militare americana della nostra terra, trasformata in avamposto dell’imperialismo a stelle e strisce in tutto il mondo. Lottare contro la guerra che viene, significa lottare al fianco dei giovani che chiedono libertà e giustizia sociale oggi, in Medio Oriente, affinché una nuova “Primavera Araba” non venga trascinata nel sangue dell’ennesima guerra imperialista.

No alla guerra tra Stati Uniti e Iran, no alla guerra imperialista.

Solidarietà alle rivolte in Medioriente e Nord Africa.